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Il funerale buddista

funerale buddista

come si svolge

Il buddismo ormai non è più solo una filosofia per gente “strana”. Sempre più persone si sono avvicinate alla spiritualità orientale e ne hanno fatto il credo della loro vita. Il buddismo ha origini antichissime e nel corso dei millenni si è ramificato e diversificato.

Le origini

Prima di tutto, la controversia è sulla definizione di religione. Il buddismo infatti non riconosce nel Buddha una divinità, ma la condizione a cui tutti possiamo aspirare. Il Buddha è in ognuno di noi e, a differenza del Cristianesimo o dell’Islam, non è un’entità a cui chiedere aiuto. La forza è intrinseca in ogni essere vivente, che a sua volta è strettamente legato all’energia dell’universo.
Il buddismo nasce circa 2500 anni fa in quello che oggi è il Nepal. Ha origine dagli insegnamenti e l’esperienza di Shakyamuni, principe di una tribù della zona. In età ancora giovane, decide di abbandonare il proprio ruolo di privilegiato e inizia a viaggiare per i territori indiani, insegnando alle persone come trarre forza e saggezza dalla sofferenza. Prende quindi il nome di Buddha, che vuol dire “risvegliato”.

I suoi insegnamenti vengono trasmessi in tutta l’Asia e da lì, negli ultimi decenni, si sono diffusi anche in Occidente.

Il rito funebre

Molte persone, anche nei paesi di tradizione cristiana, decidono di affrontare la morte attraverso il rito buddista. Vediamo in cosa si differenzia da quello cristiano.

Le spoglie del defunto, subito dopo il decesso, devono essere lasciate sole, per almeno 48 ore. I buddisti credono infatti che l’anima non abbandoni subito il corpo terreno; deve esserle quindi lasciato il tempo di “partire”. Questa disposizione ovviamente va in contrasto con le norme sanitarie italiane: lasciare una salma a bara aperta, senza interventi di conservazione, per un periodo così lungo può portare rischi di infezioni o malattie.

Non è necessario vestire la salma con particolari abiti, almeno in Occidente. In Giappone invece è abitudine vestire il defunto con l’abito dei pellegrini, di colore bianco, il cui nome è shinishozoku. Il defunto andrebbe posizionato o in posizione fetale o in quella dormiente: una guancia appoggiata sulle mani giunte. Anche questa regola non è facilmente applicabile, a causa degli obblighi vigenti in Italia.

Il defunto viene deposto in una cassa di legno, al cui interno viene sistemato una specie di rosario formato da 108 perline, che rappresentano il numero dei Mantra tradizionali. Viene quindi celebrato il rito funebre, solitamente da un monaco. In alternativa, può essere officiato anche da un laico.

Il gong indica la fine del rito. Solitamente i buddisti desiderano essere cremati, anche se non è obbligatorio. Questa scelta non comporta particolari problemi nel nostro Paese: la cremazione Roma e in tutta Italia è infatti legale. Le ceneri non vanno disperse, ma conservate in specifiche urne all’interno in apposite cappelle funerarie.

In Tibet è molto diffuso il funerale celeste: lasciare il corpo del defunto sugli altopiani e lasciarlo in balìa degli agenti atmosferici o degli animali selvatici. Se per gli occidentali può sembrare una pratica barbara, è importante ricordare che è una tradizione antichissima. Anche i persiani e molti altri popoli erano soliti “abbandonare” i corpi dei defunti.