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Il cambio merce pubblicitario

barattoNell’ultimo ventennio abbiamo assistito ad un gap tecnologico impressionante ma, in alcuni casi, per risolvere delle problematiche, la migliore risorsa è guardarsi alle spalle, andare a ripescare nelle nostre esperienze pregresse o, ancor meglio, nel bagaglio culturale che i nostri avi ci hanno lasciato.
Proprio questo è stato fatto da coloro che hanno creato il cambio merce pubblicitario.
Anche un osservatore poco attento non può non accorgersi che, da qualche anno a questa parte, la crisi economica sta attanagliando un sempre maggior numero di persone, salendo in maniera preoccupante nella scala dei ceti sociali. Questa realtà è ovviamente entrata a far parte della quotidianità che devono affrontare non solo i cittadini ma anche le aziende, prescindendo dalla loro dimensione, siano multinazionali o a conduzione famigliare.

E’ diventata un’esigenza primaria il cercare di contenere i budget di spesa, nei quali spesso il costo delle campagne pubblicitarie era assai gravoso. Per ovviare a questa problematica alcuni concessionari del settore pubblicitario hanno deciso di rendere nuovamente attuale un metodo di transazione commerciale ormai desueto: il baratto.
Il cambio merce pubblicitario altro non è che il baratto chiamato con una terminologia più attuale
.
Le aziende a fronte del servizio ricevuto anziché pagare con un esborso economico lo fanno con la merce da loro prodotta, ovviamente valutata al prezzo minimo di listino. In questo modo i concessionari si trovano ad avere delle merci, delle più svariate categorie merceologiche da dover commercializzare, al fine di monetizzare il loro lavoro. Per questo sono nati i CLUB DELLO SHOPPING, atti a soddisfare questa esigenza senza entrare in situazioni di
concorrenza sleale nei confronti dei canali di vendita abituali. Per questo motivo, siano essi collocati sul territorio od on line, quindi dediti all’e-commerce, devono applicare delle limitazioni rispetto al numero degli acquirenti che possono accedervi, essendo che possono applicare delle gamme di sconti improponibili per i canali tradizionali, sconti che possono anche arrivare all’80%. Che sia tramite il possesso di una tessera, spesso data da grosse aziende ai loro dipendenti dopo aver stipulato delle convenzioni, o tramite l’iscrizione al sito o previo invito, si può acquistare prodotti a prezzi veramente irrisori.

Il cambio merce pubblicitario sembra essere un’ottimo punto di incontro dove far collimare esigenze di varia natura, sia per le aziende che per il consumatore finale. Le aziende riescono a mantenere i loro target pubblicitari senza far ricorso a risorse economiche che, stante la situazione economica contingente, sono sempre più limitate. D’altro canto i consumatori possono comprare prodotti che difficilmente potrebbero permettersi, ma che con la percentuale di sconto elevata che viene applicata, diventano accessibili ad un maggiore numero di acquirenti.

Le vendite derivanti dal merce, anche se sembrano essere perfette, hanno in realtà un loro grosso limite. E’ impensabile poter sempre trovare per questo canale i prodotti atti a soddisfare le nostre esigenze. Essendo che vengono messe in vendita le merci ricevute in pagamento, esse sono strettamente correlate alle campagne pubblicitarie svolte, fermo restando che, restano un ottimo metodo per poter fare grossi affari, vorrà dire che, magari, volevamo comprare un cellulare nuovo ed invece ci compriamo un bel gioiello.